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Istat: nascite al minimo storico e aumento degli italiani che fuggono all'estero

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Foto Ansa/Asnsa

Nel 2019, in Italia, ci sono state 19 mila nascite in meno rispetto all'anno precedente (-4,5%) mentre è cresciuto del 16,1% il numero delle cancellazioni di cittadini dall'anagrafe per trasferimento all'estero. A rivelarlo è l'Istat nel suo Bilancio Demografico Nazionale per l'anno 2019, ma c'era da aspettarselo viste le politiche sociali condotte dagli ultimi governi, diciamo dal Governo Monti in poi per essere più precisi.

Pensionati in fuga verso paesi meno aguzzini
Tuttavia, mentre non stupisce la fuga degli italiani all'estero, basti pensare a tutti quei pensionati che si trasferiscono in paesi dove c'è molto più rispetto per la loro condizione tanto da vedersi ridurre drasticamente la tassazione sulla pensione, c'è invece una grossa discrepanza sulle motivazioni per cui in Italia non si facciano figli. Sempre l'Istat, infatti, qualche settimana fa nel suo Rapporto Annuale 2020, ha evidenziato come il 46% degli italiani considera una famiglia ideale quella con due figli, addirittura un 21,9% degli italiani preferirebbe una famiglia con tre o più figli, mentre sono soltanto 500 mila, secondo questa indagine dell'Istat, gli italiani che non hanno un progetto di vita che preveda dei figli. C'è dunque, nella maggioranza degli italiani, la voglia di avere due o più figli in famiglia, ma cos'è che frena allora questo loro desiderio? Sicuramente l'incertezza economica associata alla paura di perdere il proprio posto di lavoro, incertezza che in questi mesi è stata accentuata in maniera rilevante dall'avvento della pandemia da Covid-19.

Meno nascite e più italiani all'estero
Forse che servirebbe una vera riforma del fisco per le fasce più deboli del Paese? Non servono task force per capire che in Italia serve davvero un cambio di passo: meno tasse su redditi e pensioni fino a 30.000 euro lordi, non è accettabile che un pensionato, come anche un lavoratore, da 1200 euro lordi al mese lasci il 25% della sua pensione o del suo lavoro allo Stato quando milioni di disoccupati percepiscono un reddito di cittadinanza di 780 euro esentasse.

Le disuguaglianze sociali e il calo delle nascite, non ci sarà connessione?
Si sente parlare in questi giorni di abbassamento delle tasse ai lavoratori del ceto medio, ossìa redditi da lavoro dai 28 mila ai 55 mila euro all'anno. Queste sono le decisioni di politiche scellerate che non aiutano certamente la crescita economica del Paese, perchè chi percepisce già oggi tremila o più euro al mese di certo non aumenterà i suoi consumi se gli lasciano più soldi in tasca, è lasciando più soldi in tasca a chi percepisce fino a 28 mila euro all'anno che si aumentano i consumi e, di conseguenza, la produzione e il lavoro, ma soprattutto, con un taglio serio delle tasse su redditi e pensioni più basse si darebbe vita anche al taglio delle disuguaglianze sociali che rappresentano il vero cancro di questo Paese.



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