L’abbassamento dell’Irpef per il ceto medio-alto: un errore per il sistema fiscale italiano - Il Blog di Giuseppe. Testata on line. Blog d'approfondimento delle notizie con particolare interesse per la Sicilia - Borghi e dintorni della Sicilia

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L’abbassamento dell’Irpef per il ceto medio-alto: un errore per il sistema fiscale italiano

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In questi ultimi mesi, si è registrato un crescente interesse da parte della politica, e in particolare dalla maggioranza di governo, per abbassare le tasse sui redditi medi, ovvero quelli che vanno da 28.000 a 50.000 o addirittura 60.000 euro annui. Una proposta che, pur sembrando allettante in un momento di difficoltà economica, potrebbe rivelarsi un errore per il sistema fiscale italiano e per l’equilibrio delle finanze pubbliche.

L’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, è strutturata in scaglioni di reddito progressivi. Questo significa che i contribuenti con redditi più elevati pagano una percentuale più alta di tasse rispetto a quelli con redditi più bassi. Il sistema fiscale italiano ha una logica progressiva che, se ben applicata, dovrebbe garantire una distribuzione equa del carico fiscale, tenendo conto delle diverse capacità contributive.

Tuttavia, l’idea di abbassare l’Irpef per i redditi medi potrebbe non essere così vantaggiosa come appare a prima vista. Innanzitutto, è importante capire come funziona il sistema delle fasce di reddito: quando si abbassa l’imposta su uno scaglione di reddito, la riduzione beneficia anche gli scaglioni superiori, e in modo molto più consistente. Ad esempio, se il governo decidesse di ridurre l’Irpef sul reddito che va da 28.000 a 50.000 euro, non solo coloro che guadagnano 28.000 euro annui vedrebbero un beneficio, ma anche chi guadagna 50.000, 60.000 euro o di più. In pratica, la riduzione dell’imposta sui redditi medi favorirebbe in misura maggiore i contribuenti più ricchi, che già beneficiano di uno scaglione di reddito più elevato, con una maggiore entità di risparmio fiscale.

Il problema si presenta quando questa proposta viene giustificata con l’argomentazione che, dopo aver ridotto le imposte per i redditi più bassi, ora sia giusto fare lo stesso per i ceti medi-alti. Questo ragionamento sembra giustificato da una prospettiva di equità fiscale, ma in realtà rischia di distorcere il principio di progressività che dovrebbe essere alla base del sistema tributario. Il rischio è che, a fronte di una diminuzione dell’Irpef per i ceti medi, si finisca per gravare ancora di più su chi già paga una quota maggiore, ossia il ceto medio-basso, e si aumenti il divario tra le diverse classi sociali.

La politica fiscale dovrebbe essere orientata a una vera redistribuzione della ricchezza, e non a favorire chi già gode di una posizione economica più solida. In un periodo di crisi economica e di forte incertezza, abbassare le imposte sui redditi medi-alti potrebbe non solo risultare inefficace nel stimolare l’economia, ma anche iniquo, poiché non andrebbe a supportare i ceti più in difficoltà che, oltre a essere i più colpiti dalla crisi, sono anche i più vulnerabili al carico fiscale.

Inoltre, il rischio di abbassare le tasse sui redditi medi-alti in un sistema progressivo è che si inneschi un circolo vizioso: il governo, nel cercare di stimolare i consumi o sostenere la crescita, potrebbe ridurre la capacità di generare entrate fiscali a lungo termine, compromettendo la sostenibilità della spesa pubblica e dei servizi sociali. In un momento di ripresa economica post-pandemia e di sfide fiscali che riguardano la gestione del debito pubblico, l’obiettivo dovrebbe essere piuttosto quello di trovare soluzioni per sostenere le fasce più deboli della popolazione, senza svuotare le casse dello Stato.

In conclusione, abbassare l’Irpef per i redditi medi-alti è una proposta che merita una riflessione approfondita. Il sistema fiscale italiano, con la sua progressività, non deve essere stravolto in favore di una classe che, sebbene contribuisca in maniera significativa, non è quella più bisognosa di incentivi. Al contrario, sarebbe più utile pensare a una riforma fiscale che consenta di alleggerire il carico sui redditi bassi, riducendo le disuguaglianze e migliorando la sostenibilità fiscale del paese, senza compromettere la giustizia sociale.




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