Per frenare la violenza sul web non servono comunity o convegni, basterebbe dare un po di soldi ai più poveri - Il Blog di Giuseppe. Testata on line. Blog d'approfondimento delle notizie con particolare interesse per la Sicilia - Borghi e dintorni della Sicilia

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Per frenare la violenza sul web non servono comunity o convegni, basterebbe dare un po di soldi ai più poveri

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Si parla molto, in questi giorni, di quelle che chiamiamo, con assoluta disinvoltura, "fake news", che forse per maggiore semplicità sarebbe più opportuno definire bufale o notizie inventate, ma chi scrive queste bufale?
A giudicare da quello che si trova sui social, sembra che ci siano dei veri professionisti delle fake news, nascosti però dietro profili fasulli che nulla lasciano intravedere della reale attività del soggetto che opera indisturbato tra centinaia di gruppi. Si tratta di profili fake, c'è anche chi li chiama troll, ma sono talmente organizzati nel seminare odio, oppure buttare a "caciara" quei pochi argomenti o discussioni seri che talvolta appaiono sui social.
Il pensiero di molti è che dietro questi profili falsi ci siano delle persone che svolgono un'attività programmata di #influencer, dietro compenso da parte di qualche organizzazione politica o capitalistica, cioè con l'unico obiettivo di influenzare l'opinione delle masse.
Il problema è che, oggi, questa strana attività, pagata o gratuita che sia, sta portando ad una vera e propria guerra tra poveri, per non dire tra ignoranti. A chi non è mai capitato di commentare qualche post su un gruppo di facebook, contraddicendo magari l'idea postata, e si è ritrovato tutto d'un tratto investito da centinaia di insulti vomitevoli?
Leggevo in questi giorni su facebook la notizia della morte di Altero Matteoli, ex ministro nei governi Berlusconi, vittima di uno spaventoso incidente stradale, ma mi hanno colpito i numerosi commenti scritti sotto la notizia, commenti allucinanti del tipo. uno in meno, bene così ci risparmiamo il vitalizio, ne morissero di più sarebbe una bella cosa, eccetera.
Sono commenti che lasciano impietrito chiunque in un paese che si definisce democratico, un paese che parla oggi, anche troppo forse, di accoglienza e integrazione. Di quale accoglienza e integrazione si parla se poi si dimentica che Matteoli, per esempio, era prima di tutto una persona, con le sue cose riuscite, i suoi errori, i suoi affetti, la sua famiglia. Non importa a quale partito politico appartenesse o quali sbagli abbia commesso, siamo di fronte ad una morte violenta che dovrebbe far riflettere e invece si sta completamente perdendo la percezione della dimensione umana. Un orrore oserei definire questi atteggiamenti.
Adesso siamo vicini al Natale e ci faremo gli auguri, ecco facciamo anche una bella riflessione su cosa stiamo diventando e abbandoniamo questa via dell'odio, fermiamoci finché siamo in tempo, perchè questa strada, dove stiamo smarrendo il senso stesso della parola umanità, non ha sbocchi. Ricordiamoci, soprattutto, che le parole rappresentano il punto di partenza del susseguirsi delle azioni, da parole violente seguono intenzioni violente, e magari, azioni violente.


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