
La Romania sta attraversando una fase politica turbolenta in vista delle elezioni presidenziali riprogrammate per il 4 maggio 2025. Il 9 marzo 2025, l’Ufficio Elettorale Centrale ha escluso la candidatura di Călin Georgescu, politico di estrema destra e filorusso, citando violazioni delle leggi sull’estremismo. Georgescu ha definito la decisione una minaccia alla democrazia e ha 24 ore per presentare ricorso, con un verdetto finale atteso entro mercoledì.
Questa esclusione segue l’annullamento delle elezioni presidenziali di novembre 2024 da parte della Corte Costituzionale, a causa di presunte interferenze russe a favore di Georgescu. Le indagini hanno rivelato finanziamenti non dichiarati fino a un milione di euro e l’uso di tecnologie digitali avanzate, come l’intelligenza artificiale, per influenzare l’elettorato.
La decisione ha scatenato proteste a Bucarest e critiche da figure internazionali come Elon Musk, che ha definito il divieto “folle”. Inoltre, le autorità rumene hanno recentemente smantellato un gruppo paramilitare che pianificava un colpo di Stato, legato a Georgescu e con contatti con funzionari russi.
Nonostante la gravità della situazione, la copertura mediatica internazionale è stata limitata. Questo potrebbe essere dovuto alla complessità della politica interna rumena e alla concentrazione dell’attenzione su altre crisi globali. Tuttavia, la combinazione di interferenze straniere, estremismo politico e tensioni interne in un paese membro dell’UE e della NATO rappresenta una preoccupazione significativa per la stabilità regionale e richiede un’attenzione più approfondita.