Tutti gridiamo alla guerra ora ma i morti che contano sono soltanto quelli dei paesi di cui abbiamo un souvenir? - Il Blog di Giuseppe. Testata on line. Blog d'approfondimento delle notizie con particolare interesse per la Sicilia - Borghi e dintorni della Sicilia

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Tutti gridiamo alla guerra ora ma i morti che contano sono soltanto quelli dei paesi di cui abbiamo un souvenir?

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Attacco Kamikaze a Beirut

Dopo gli attentati terroristici di Parigi e Bruxelles, da ogni parte del mondo cosiddetto civile si levano gridi di guerra e di vendetta. Eppure quanto successo nella capitale francese o a Bruxelles è purtroppo realtà quotidiana in molti paesi come Libano, Iraq, Afghanistan e Siria da alcuni anni, quasi oserei dire da dopo l'attacco alle torre gemelli. Ma prima in questi paesi non c'era la guerra e il terrorismo non aveva la forza e i mezzi di cui è in possesso oggi. C'è qualcosa che non torna in questo, più si fanno le guerre ai terroristi e più questi diventano forti e spietati.
C'è orrore e indignazione, c'è rabbia per quanto accaduto in Francia, eppure nessuno si è indignato per i morti di Beirut, appena due giorni prima degli attentati a Parigi. Non c'è stata la stessa indignazione e la stessa attenzione dei media sulla morte dei giovani genitori di Haidar Mustafa (di 3 anni), finiti fatti a pezzi in un'esplosione a Beirut, salvando però la vita al figlio che hanno protetto col loro corpo. Non c'è stata l'invasione di dolore sui social neppure per le 224 vittime del disastro aereo di sabato 7 novembre in Sinai, dove un Airbus 321, partito dall'Egitto per riportare i turisti in Russia, si è schiantato dopo essersi spezzato in volo, a causa di una bomba. Che i morti non siano tutti uguali? O ci indigniamo solo per i morti dei paesi che abbiamo visitato o che ci sono simpatici. I morti sono tutti uguali, da qualunque paese provengano e qualunque sia la religione che professano.
Per gli occidentali, gli attentati a Baghdad e Beirut sono la normalità per questi posti? Solo nel mese di ottobre ci sono stati 714 morti iracheni per atti di terrorismo e numeri simili si susseguono fin dal 2003, cioè da quando gli USA hanno invaso l'Iraq. Per quasi dodici anni l'Iraq si è quindi trovato di fronte ad un enorme e continuo spargimento di sangue, con la propria popolazione gettata in un trauma cronico. Non c'è interesse per la gente che vive qui, la cui vita o morte, causata direttamente dalle guerre degli occidentali, non interessa a nessuno.
Siamo tutti sconcertati dall'incomprensibilità di queste morti e sappiamo già che gli autori di tutti questi attentati, a Baghdad, a Beirut, in Sinai e a Parigi, appartengono al Daesh, questa è la giusta denominazione dell'Isis, il gruppo che controlla larga parte di Iraq, Afghanistan, Libia e Siria, ma bombardare questi paesi non porterà alla soluzione del problema, o i bambardamenti servono ad altra causa?


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