
Maggio 2025. L'Istat annuncia che l'inflazione è in calo. Una buona notizia? Dipende da dove la si guarda. Perché mentre le statistiche parlano, il carrello della spesa piange, le bollette mordono e i prezzi di ombrelloni, B&B e hotel lievitano come se fosse ancora alta stagione nel pieno degli anni '80.
È l’ennesima fotografia sfocata di un Paese diviso tra i numeri da laboratorio e la vita vera. Da un lato, l’Istat certifica un'inflazione al +1,6%, in discesa rispetto al mese precedente. Dall’altro, chi va a fare la spesa trova aumenti del 5%, chi prenota una settimana al mare scopre rincari del 6-8% su strutture, servizi, parcheggi, lettini. Il prezzo del pane, dei pomodori o dell’olio extravergine ha smesso da tempo di seguire logiche economiche: sembra rispondere solo alla legge della giungla.
I più colpiti? Sempre loro: i pensionati, gli anziani soli, chi vive con assegni minimi o con pensioni che si aggirano attorno ai 900-1.000 euro al mese. Persone che hanno lavorato una vita e che oggi si trovano a dover scegliere tra un pasto in meno o un farmaco in più.
Mentre l’indice dei prezzi rallenta sulla carta, il costo della vita galoppa sui marciapiedi del mercato rionale, tra le corsie dei supermercati e sotto gli ombrelloni delle spiagge. E a pagare non sono gli speculatori, ma le famiglie, i fragili, chi non ha voce.
Sì, qualcuno gioca sulla pelle dei più deboli. E lo fa approfittando della discrepanza tra i numeri freddi e la quotidianità rovente. È tempo che qualcuno se ne accorga davvero. Perché non c’è indice economico che possa raccontare meglio la verità di una pensionata che rinuncia alla vacanza o di un nonno che fa la spesa con la calcolatrice in mano, mentre ascolta alla radio che “l’inflazione è sotto controllo”.
Sotto controllo per chi?