Milioni ai truffatori, cartelle agli onesti: l’Italia capovolta - Il Blog di Giuseppe. ABCSICILIA - Borghi e dintorni della Sicilia

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Milioni ai truffatori, cartelle agli onesti: l’Italia capovolta

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In un Paese dove lo Stato è capace di scovarti ovunque per un bollo auto dimenticato, dove l’Agenzia delle Entrate non conosce pietà nemmeno per chi fatica ad arrivare a fine mese, scopriamo che quasi un milione di euro è stato elargito con leggerezza a un finto regista, oggi indagato per le terribili morti della moglie e della figlioletta.

Un uomo che ha costruito attorno a sé un castello di carte, un curriculum farlocco, una carriera mai esistita e che ha ricevuto denaro pubblico con una facilità sconcertante. Il paradosso è tutto qui: chi dichiara il vero, viene spremuto, chi mente e imbroglia, viene premiato. Altro che meritocrazia, altro che legalità. L’Italia sembra sempre più un Paese dove conviene essere furbi, anzi, dove essere onesti equivale a essere ingenui.

Le istituzioni si mostrano inflessibili con il cittadino comune: basta un errore formale, una dimenticanza e scatta l’intimazione, il fermo amministrativo, il pignoramento. Ti inseguono per 250 euro di bollo non pagato nel 2017, senza tenere conto che magari nel frattempo hai perso il lavoro, hai una famiglia da mantenere o semplicemente non ce la fai.

Ma nel frattempo — dietro le quinte dorate del cinema, dei bandi ministeriali, delle finte produzioni culturali — c’è chi incassa milioni, senza che nessuno controlli davvero. Nessuno che verifichi curriculum, progetti, spese. Basta saper parlare, vestire bene, usare le parole giuste. Il tutto con la benedizione di una burocrazia cieca che a volte sembra più complice che vittima.

Questa non è solo rabbia. È umiliazione di Stato. Perché ogni volta che un truffatore viene finanziato con soldi pubblici, lo Stato non sta solo sprecando denaro: sta calpestando chi paga le tasse, chi rispetta le regole, chi non ha santi in paradiso ma tira avanti come può.

E la vera domanda allora è: chi controlla i controllori?
Perché non c’è solo da indagare su chi ha incassato quei fondi, ma anche su chi glieli ha concessi. Chi ha firmato quei decreti? Chi ha omesso di verificare? Chi, con leggerezza o peggio, con complicità, ha permesso che un uomo sospettato oggi di crimini orrendi gestisse soldi di tutti noi?

In un Paese normale, qualcuno si dimetterebbe. In Italia, probabilmente, riceverà una promozione.




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