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Ci si indigna per una vignetta di Charlie Hebdo e mai per le nefandezze di chi governa questo Paese

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La vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto in centro Italia

La vignetta di Charlie Hebdo, periodico satirico francese, ha colpito nell'orgoglio gli italiani. La trovata di Charlie Hebdo non è piaciuta proprio all'Italia ed è diventata subito fonte di un'ondata di indignazione collettiva che sta esplodendo sui social. Ma non eravamo tutti Charlie quando la redazione subì, l'anno scorso, un attentato terroristico? Non eravamo tutti a difendere la libertà d'espressione e il diritto alla satira?
Eppure il disegno potrebbe essere interpretato come una denuncia sulle "case costruite con la sabbia" tra la corruzione di chi dovrebbe vigilare. Una vignetta che gioca proprio sulle reazioni all'italiana e sulle passerelle dei politici che si ripetono ogni volta in Italia, senza mai portare a nulla di nuovo.
A quanti oggi si indignano per la vignetta di Charlie Hebdo io vorrei chiedere: è normale che un terremoto del 6° grado provochi così tanti danni ancora oggi, nel 2016, in un paese che si considera avanzato come il nostro? Che cosa hanno imparato i politici dai terremoti dell'Umbria, dell'Emilia e di L'Aquila? Nulla. Quanti euro sono stati spesi in prevenzione dopo questi terremoti? Neanche un euro. Non esiste alcun alibi, si può e si deve fare manutenzione antisismica di tutti gli edifici pubblici e privati. Anche i muri sanno che la dorsale appenninica è colpita con costante frequenza dai terremoti, quindi i politici non hanno più scuse. Basta soldi per le auto blu, basta soldi per le scorte, basta vitalizi e stipendi da sceicchi, basta parrucchieri, e fotografi, e consulenti, e commessi, e segretari, e camerieri, pagati come se fossero tutti capi di Stato. Basta con un Quirinale che ci costa il doppio di Buckingham Palace, per avere una persona da mandare in giro per il Paese a inaugurare chiese e mostre e tagliare nastri alle fiere. Queste sono le vere riforme che servono all'Italia. Bisogna dirottare i soldi sulle vere necessità del Paese e non sempre e soltanto sui bisogni dei parlamentari. Questo dovrebbe indignare gli italiani.
Non dovremmo indignarci perchè all'estero ridono di noi, dovremmo indignarci del fatto che chi governa questo Paese contribuisca, in maniera rilevante con le proprie scelte politiche ed economiche, a rendere l'Italia un paese che fa ridere.


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